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parte prima. | 73 |
proprio come se ci avesse tolti di mira? E s’io non erro, ei lascia dietro di sè sulla via una striscia di fuoco.
Vagner. Io non veggo altro che un barbone nero, io; se non che, può darsi che sia fatta qualche illusione ai vostri occhi.
Fausto. A me pare ch’egli ordisca intorno a noi come un sottilissimo nodo magico per quindi allacciarne.
Vagner. Ed io il veggo saltellarne dattorno tutto timido e sospettoso, perchè s’accorge di averci tolto in cambio.
Fausto. Egli ristrigne più e più i suoi giri; ah, egli è già qui presso!
Vagner. Tu vedi, egli è un cane e non un fantasma; egli mugola e dubita; si posa in sul ventre e mena la coda; tutte costumanze di cane.
Fausto. Te, te! vientene con noi.
Vagner. Egli è una faceta bestiuola il can barbone. Stai fermo, ed egli si assella ad aspettarti; gli fai cenno, e corre a te; se perdi qualcosa, ei te la reca; e se butti il bastone nell’acqua, va a guazzo a raccortelo.
Fausto. Tu hai ragione; non veggo in lui alcun indizio di spirito, e tutto proviene da addestramento.
Vagner. Quando un cane sia ben addestrato, egli si acquista l’amore anche del savio: e cotesto merita singolarmente la tua grazia; chè a quella sua compitezza ben si vede che egli è creatura degli studenti. (Entrano per la porta della città.)