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parte prima. 65


FAUSTO e VAGNER.

Fausto. I ruscelli e i torrenti si disvolgono sotto il soave vitale sguardo della primavera. La valle ride del colore della speranza; e il vecchio e debole inverno si va ritraendo sull’ispide cime dei monti. Di lassù ci manda ancora, nella sua fuga, qualche spruzzaglie di gelo sui teneri germogli dei prati. Ma il sole non comporta più alcuno squallore, e tutto vuol avvivare e abbellire; da per tutto la terra si apparecchia ad aprire il fecondo suo seno. La costiera non è ancor vestita di fiori, ma in lor vece è quell’adorna varietà di persone. Volgiti indietro da quest’altura a mirare verso la città; e vedi il popolo brulicare in calca fuori dell’oscuro arco della porta. Tutti escono a rifocillarsi al sole; tutti festeggiano la resurrezione del Signore, perchè essi pure sono risorti. Ora si sprigionano finalmente dalle grame stanze de’ loro abituri, dal triste tenore de’ mestieri e de’ traffici, dalla pressura de’ soffitti e delle acute tettoie, dall’angustia e lo storpio delle vie, e dalla notte veneranda delle chiese, e tutti tornano a rivedere l’amabile luce. Guarda, oh! guarda come rapidamente si spargono per giardini e per campi; come cento sollazzevoli barchelle discorrono, quale al lungo e quale al traverso, sul fiume, e come quell’ultimo schifo passa oltre, stracarico sino ad affondare. Su pei lontani sentieri del monte si veggono errare qua e là sfavillando i giocondi colori delle vesti; e già già io odo il trambusto del villaggio. Qui