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parte prima. 63

Un pezzente cantando.

          Cavalieri, e voi vezzose
       Dame tutte ornate e belle,
       Tutte fresche come rose
       E lucenti come stelle;
          Deh, attendete; deh, mirate!
       Sono un povero pezzente;
       Qualche aita, deh, mi date;
       Deh, non dite: Non ho niente.
          Deh, non piacciavi che invano
       Io trimpelli il mio lamento;
       Chi sa dar con larga mano,
       Prova al core gran contento.
          Deh, non dite: Un’altra volta;
       Oggi è di che ognun festeggia.
       Faccia anch’io buona ricolta;
       Anche al pover si proveggia.

Un altro cittadino. In quanto a me, nulla mi è più soave nei dì delle feste che lo andar conversando di guerra e di cose guerresche, ora che là dietro in Turchia, lontano da noi, le genti si tagliano a pezzi. E tu te ne stai alla finestra centellandone un bicchiere del buono, e guardando le barche che vanno giù a seconda pel fiume; e la sera ti riponi in casa, e benedici la pace di cui gode il paese.

Un terzo. Sì, mio signore; avvenga che può altrove, si fendano pure il capo a lor bel diletto, e mettano a soqquadro ogni cosa, purchè qui tutto continui ad andare all’antica.

Una vecchia alle signorine. Corbezzoli! che gale! che fiore di gioventů! Chi non ne perderebbe il capo? Su via, un po’ men di alterigia! un po’ più alla mano,