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62 fausto.

Un’altra. Noi lo troveremo certamente fra quei pioppi.

La prima. Non è gran fortuna per me. Egli li starà sempre a lato: egli non danza che teco in sull’aia. E che fa a me il piacer tuo?

La seconda. Oggi, sta sicura, non sarà solo. Mi ha detto che il ricciutello verrebbe seco.

Uno studente. Ohe, ohe! come vanno a volo quelle vispe ragazzotte. Vien via lesto, che vedremo di metterci seco. Birra che frizzi, tabacco che morda e una servetta in gala, son quanto va meglio al mio umore.

Alcune signorine. Bel vedere che fanno que’ giovani! È proprio una vergogna. Potrebbero stare in compagnia onorevole, e vanno dietro a quelle fantesche.

Secondo studente al primo. Non correr sì forte! Ne abbiamo due costì dietro tutte leggiadre e attillate. Una è la mia vicina, ed io ne sono tanto o quanto invaghilo. Le vanno via chete chete con quei loro passini, ma io so che all’ultimo ne terrebbero in lor compagnia.

Il primo. Oibò! io non vo’ stare in soggezione. Su presto, che non perdiamo di traccia quelle altre. Quella mano che gira la granata il sabato, li accarezza più soave la domenica.

Un cittadino. No, il nuovo podestà non mi quadra punto. Da che è in carica, egli diviene ogni dì più secco e piú arrogante. E che ha egli poi fatto insino ad ora per la città? Forse non vassi di male in peggio in ogni cosa? Bisogna abbassare il capo più che mai, e pagare assai più che non fu mai in usanza.