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parte prima. | 51 |
Fausto, rivolgendo la faccia. Oh vista spaventevole!
Lo Spirito. Tu mi hai potentemente attralto; mi hai lungamente fatto forza nella mia sfera, ed ora....
Fausto. Ahi, me misero! io non so sostenerti.
Lo Spirito. Tu ardi e supplichi di vedermi, di udire la mia voce, di affissare il mio aspetto: la potente preghiera del tuo cuore mi ha vinto; io son qui! — Che miserabile tremito ti coglie ora, o tu che ti stimi più che mortale? Dov’è il forte invocare dell’anima tua? dove il petto che si edificò dentro un mondo e in sè lo crebbe e nudrì, e con trepida gioia si espanse per sollevarsi sino a noi, per agguagliare gli spiriti? Dove sei tu, Fausto? tu la cui voce mi è pur risonata fin lassù! dov’è colui che si è animosamente avventato sino a me? Sei tu quegli? tu, che percosso dal mio alito, tremi in ogni tua viscera; timido verme che si storce e si divincola tutto!
Fausto. Cederò io a te, forma di fuoco? Sì, io son desso; son Fausto, sono il tuo pari.
Lo Spirito. Nelle correnti
Fervide della vita,
Nell’infinita
Procella degli eventi
Io sorgo e affondo,
Spiro qua e là!
Nascita e morte; un mare
Senza riva nè fondo,
Un eterno mutare,
Un viver che riposo
Non ebbe mai, nè avrà.