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paralipomeni 531

Mefistofele. Ohibò! dovresti arrossire del tuo affannarti sulle orme della fama: non v’ha che un cerretano il quale ne provi il bisogno. Non sai tu dunque delle tue facoltà far miglior uso che non sia quello di ringalluzzarti inutilmente al cospetto degli uomini? Strepita per poco la rinomanza e s’addormenta, e lo stesso obblio travolge l’eroe e il farabutto. Il re più grande e famoso chiude gli occhi, e il più lurido cagnaccio schiatta sul suo giaciglio. Semiramide non tenne forse in bilico tra la pace e la guerra le sorti di mezzo il mondo? E negli estremi istanti, non fu ella grande così come nel giorno primiero della sua dominazione? Nondimeno, le avviene appena di soccombere sotto a’ colpi imprevisti della morte, che migliaia e migliaia d’immondi insetti piombano da ogni parte, sicchè ne brulica il cadavere da imo a sommo. Colui che ha la intelligenza di ciò che è appariscente e convenevole, è accorto non meno a scegliersi una modesta e tempestiva corona: ma lascia che un secolo scorra sulla tua gloria, e veruno al mondo saprà di quel che fosti dir pure un motto.


Mefistofele. E quando vi salta la mosca, quando vi recate a sostenere ch’io adopero con voi modi bruschi troppo e villani. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Perocchè, chi vien oggi a dirvi una dura e ingrata verità, fia che per migliaia d’anni ve la ricanti.


Mefistofele. Val tenta la sorte, e dopo esserti per ogni guisa avvoltolato in una fecciosa e vigliacca ipo-