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522 fausto.


ALLA CORTE DELL’IMPERATORE.


Dietro la Scena.

Mefistofele. Un medico di corte debb’essere abile in tutto; s’è cominciato dalle stelle, e si va a terminare coll’occhio di pernice.


Mefistofele. Questa boriosa, affazzonata cortigianeria ci venne al mondo in nostra malora; faccia il caso che un poveraccio abbia ragione, potete metter pegno che il re non ne saprà un’acca.


NOTTE CLASSICA DI VALBURGA.

Fausto. Spingi pur quanto sai l’acume delle pupille, e parrà debole ognora la tua vista per queste pianure: i diavoli qui non han che fare; da ogni lato non si riscontran che Dei.

Mefistofele. L’occhio ne vuol la sua parte. Che senso ti fanno eglino tutti questi pagani nudi? Se mi piglia il ticchio di amare, piacemi d’avere alcun velo da strappar via.


Mefistofele. Se gioventù e saggezza potessero insieme far lega, se potessero esistere le repubbliche senza virtù, a corto andare il mondo toccherebbe l’apice della sua perfezione.