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parte seconda. 495

   Sendo a mezzo la notte, o bamboletti,
   Dal grembo della madre al ciel saliti,
   Ed aggiunti allo stuol degli angioletti;
     Sentite dunque voi che pien d’amore
   Ente s’appressa? Ad incontrarlo accinti
   Traete, nè timor vi turbi il core,
   Almi fanciulli innanzi tempo estinti.
   Oh de’ guai della terra affatto ignari,
   Nelle pupille mie tutti scendete;
   E a contemplar questa regione, o cari,
   Di là, qualpiù v’èin grado, orvi ponete!

(Li raccoglie dentro di sè.)1

  1. Visse nello scorso secolo un uomo, fornito di grand’erudizione e di non poca esperienza, il quale sognava di mezzo giorno gli abitatori de’ pianeti e degli astri. Teneva egli commercio cogli Spiriti, e secoloro parlava una lingua ideale: ed essi vedevano per mezzo degli occhi di lui (chè altrimenti, come andava egli stesso dicendo, delle cose del mondo nulla avrebbon potuto vedere); finalmente accorgevasi della loro presenza in tale o tal altra parte del proprio corpo, in particolare entro al cervello: questo suo stato di mente durò per trent’anni. Parlo di Emmanuele Swedborg (che nel 1719, insieme co’ titoli di nobiltà, ricevette il nome di Swedenborg) figliuolo di un vescovo svedese, e nato nel 1689. Era egli fanciullo ancora, e già correa voce ch’avesse colloqui famigliari cogli angeli; e ne lasciò descritto egli stesso quanto avvenivagli di provare nel tempo delle sue visioni. Erano queste di tre sorte, la prima, (cui potrebbesi denominare la visione ordinaria, pacifica nella quale si tratteneva cogli Spiriti che gli comparivano, o traevano a dimorare in alcuna parte del suo corpo. La seconda, meno comune e nella quale tutti i sensi di lui si commovevano grado a grado fino all’entusiasmo profetico. La terza finalmente, e la più rara, quando, rapito dallo Spirito, scorreva ad un batter d’occhio, colla rapidità del lampo, materie o regioni senza numero. Chi non ravvisa in codesto illuminato dello scorso secolo il tipo del mistico personaggio di Goethe, che ricetta del proprio cervello l’anime de’ Fanciulli e fa loro vedere il mondo ch’eglino sconoscono a traverso de’ suoi occhi, e poscia le rimanda a volo? Simbolo mirabile del puro amore che obblia se medesimo, e nella sublime sua annegazione ingegnasi a tutt’uomo di altrui levare in alto!