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480 | fausto. |
creato ha da ridursi nel nulla? — Là tutto è finito! — Che se n’ha da conchiudere? Ch’egli è nè più nė meno come se mai stato non fosse, e tuttavia ciò s’agita e si rimescola quasi pur fosse qualche cosa. In fede mia! l’eterno mio vuoto emmi più a grato le mille volte.
canto funebre.
Un Lemure solo.
Chi a gran colpi di vanga, un ostello
Così fetido e vil m’apprestò?
I Lemuri in coro.
Questo asilo gli è ancor troppo bello
Per chi in ruvido lin si fasciò.
Un Lemure solo.
Come denso è quest’aëre e muto!
I domestici arnesi ove son?
I Lemuri in coro.
Eran d’altri; ed il fitto scaduto,
A riprenderli venne il padron.
Mefistofele.
Giace la salma; e se lo spirto evadere
Cerchi, dinanzi a lui tosto il chirografo
Squaderno ch’ei m’ebbe col sangue a scrivere.
Ma a questi di son tante le versazie
Tentate a sveglier di mia mano le anime! —
L’antica arte adoprar or torna inutile;
E delle nuove abbiam ben poca pratica.
Altra fiata potuto avrei d’impiccio
Trarmi da solo; ed or, compagni all’opere
Cercar m’è forza. — Oh gran miserial Al peggio
Vanno le cose, oh! certo al peggio volgono! —