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parte seconda. 477

zarria di rompere con violenza gli argini, s’affretta da tutte parti la folla a rinforzarli. Questa è l’idea, cui sentomi tutto quanto votato, idea che è fine ultimo d’ogni saggezza; però che degno della libertà come della vita sia quegli soltanto il quale sa conquistarsele ogni dì, ogni ora. Per tal guisa, di mezzo a’ guai che l’attorniano, il fanciullo, l’uomo ed il vecchio vedono bravamente passar gli anni loro. Oh! perchè mi si toglie di scorgere una consimile attività, di vivere in terra libera, in mezzo a un popolo libero! Non tarderei allora por un attimo ad esclamare: Sii lenta a scorrere, o vita, incantevole qual ti mostri! La traccia della mia terrestre giornata non può andar inghiottita dall’Eunoè. — Nel presentimento di questa suprema felicità, assaporo adesso il gaudio di quell’ora ineffabile. (Cade boccone; i Lemuri lo prendono e lo coricano sul terreno.)

Mefistofele. Nessuna voluttà ne lo sazia, nessun godimento ne lo appaga; nella sua demenza, dassi egli ad inseguire forme impalpabili e vane; l’ultimo istante, misero al tutto e abbietto, vorrebbe lo sciaurato abbrancarlo sicchè non avesse a passare: ma quegli che parve sì prode e gagliardo nel resistermi, il tempo via sel trascina; il veglio giace là sul nudo terreno, l’oriuolo s’arresta.

Il Coro. L’oriuolo s’arresta! è silenzioso come l’ora di mezzanotte! L’ago giù cade.

Mefistofele. Cade, e tutto è consumato.

Il Coro. Tutto è finito.

Mefistofele. Finito! Scempiaggine! E perchè finito? Finito e nulla, sono per appunto una cosa! — Che significa dunque l’eterna creazione, se quanto venne