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parte seconda. | 475 |
D’aguzzi pali — la terra è piena;
Là pel livello — v’è la catena.
Chi n’appella e scongiura, in sì ridente
Soggiorno omai più non abbiamo in mente.
Mefistofele. Non trattasi qui di sforzi straordinari: ciascun di voi proceda giusta le regole. — Qual è più lungo, per tutta la sua lunghezza si distenda; e voi altri svegliete l’erba intorno intorno; come s’è praticato pe’ nostri padri, facciasi uno scavo in quadro! Dal palagio alla fossa così bonariamente vassene il mondo.
I Lemuri, scavando la terra, con gesti maliziosi.
Mentre ch’io vissi, gioventude, amore
Eran cose per me soavi e belle;
E dovunque rosai erano in fiore,
O s’udieno cantar vispe donzelle,
Così tutto prendeami un pizzicore
Che il lascivo mio piè correva ad elle:
Poscia a smorzar l’impetuoso ardore
Repente mi segnò colle stampelle
La vecchiaia importuna, e il di fu quello
Che spalancossi l’uscio dell’avello.
Fausto, uscendo a tentoni dal palagio, mostrasi fra i pilastri della porta d’ingresso. Il rumore delle vanghe mi fa andare in visibilio! La è la moltitudine che s’affanna per me. La terra alleata con sé stessa, segna un limite al fiotto, e il mare entro a brevi ripari contiene.
Mefistofele in disparte. Colle tue dighe e co’ tuoi canali, vai lavorando per noi; e un gran festino prepari a Nettuno, il démone delle acque. E vada come ha da andare, voi siete spacciali; — gli elementi ne