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472 fausto.

Fausto.

     Oh basta! basta! — D’allacciarmi il vanto
     Non avrai ta, mia gioia! — Esci! — Non voglio
     Più oltre udir la tua canzone! — Parti!
     L’ingrata filatera a trar di senno
     Il più sano cervel saria bastante!

L’Affanno.

       Ei la mira non coglie; — che far?
     Tocca a me più le mosse affrettar?
     Tocca a lui più brev’orma stampar?
     Che decidere incerto e’ mi par.
       Dubbia, teme, l’ardire gli manca;
     Già l’abisso a’ suoi piè si spalanca;
     Vede il mal che ’l travolge; le angosce
     D’altri e sue ben distinto conosce;
     Nella strozza il respiro gli muor.
       L’infelice non sa, non può dire
     Se lo spirto in si crudo martíre
     Maledica, o s’affidi tuttor.
       L’indolenza, il rimorso, lo stento,
     Libertade, servaggio, sgomento,
     Breve sonno, affannoso vegliar;
       Tal per esso si volve la vita
     E — de’ guai la catena compita —
     Giù vedrassi in averno piombar.

Fausto.

  Spettri schifosi, e che? Dunque fatale
  Vi trae destin, quando sì rio governo
  Fate della meschina umana razza?
  Quando di tante orribili sciagure
  Il nostro viver gramo insidïate?
  Abbominati demoni che sempre