Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
parte seconda. | 471 |
Spirto che lo somigli! Il guardo intorno
Volga, lo stolto! indi s’arresti; al saggio
Tutto parla quaggiù. Perchè nel vuoto
Infinito vagar? Quinci ben puote
Ogni sua brama di saper far paga.
Questo nel breve di che nome ha vita
Cammino imprenda, e se dentro al sereno
Vapor vaganti Spiriti ravvisi,
Meraviglia nol vinca, ed oltre passi:
Ch’ivi sol troverà quanti già furo
Assegnati per lui gaudi, martiri.
L’Affanno. Se agli strazi condanno un mortale,
A costui più del mondo non cale;
Denso buio l’avvolge, ed ignora
I tesori di candida aurora,
Dell’occaso la porpora e l’ôr.
Mentre all’alma l’ebbrezza s’addice
Di quel ben che la rende felice,
Ecco notte tremenda, affannosa,
Prepotente, inquïeta si posa
Al governo del misero cor!
Infelice! di spasimi ordita
Tutta quanta gli scorre la vita:
Ei del pari sì noia e travaglia,
Sia che rida o che tedio l’assaglia;
Come in terra si goda non sa.
Tra’ conviti mal sazio rimane;
Duolo e festa rimette al dimane;
L’avvenir solo in mente gli sta.
Notte e giorno non d’altro si strugge;
E giammai l’occasione che fugge
Côrre al varco, ghermire non sa.