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parte seconda. | 467 |
Fausto. Ebb’io dunque parlato a’ sordi? Voleva essere una permuta, non già uno sperpero e un devastamento. Questo allo sciaurato e brutale, io lo rinnego e lo maledico! Sopra di voi ricada la mia indegnazione.
Coro. La Parola antica, ebbe a dire: Obbedisci per amore o per forza! E se tu se’ deliberato, se vuoi sostenere l’assalto, metti a repentaglio la tua casa, il tuo focolare, — e te stesso. (Exeunt.)
Fausto, dalla finestra. Le stelle velano i loro raggi, e s’abbuiano. Il fuoco va scemando d’intensità; un venticello che ti fa abbrividire lo attizza, e spingemi addosso il fumo e la vampa. La fu un’ordinazione fatta in un attimo, e troppo in furia eseguita! — Chi è che svolazza a quel modo verso di me in apparenza di spettro?
MEZZANOTTE.
QUATTRO DONNE s’avanzano vestite a bruno.
La Prima. La Colpa io son.
La Seconda. Io la Penuria.
La Terza. Ed io
- Son detta Alfanno.
La Quarta. Io di Miseria ho nome.
A Tre. Chiusa è l’entrata, inutil cosa in tutto
Fôra sperar che l’ospite ne l’apra:
Un ricco alberga qui che a noi fa guerra.
La Penuria.
Ricco? Vuota fantasima lá dentro
Sarei, non altro.