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parte seconda. 465

sia pure quel che si voglia, gli è però tutto bello ad un modo e grazioso. (Pausa.)

Non è solo però perch’io n’abbia diletto, ch’altri mi pose qui, in luogo elevato cotanto. Qual orribile spavento non mi assale in questa palpabile tenebria! Veggo un balenar tetro e spesso fiammeggiare traverso alla doppia oscurità che si addensa fra que’ tigli, e sempre, di più in più, si ravviva l’incendio e divampa, attizzato da’ buffi del vento. Ahi vista! Nell’interno della capanna crepitano infuriando le fiamme, di quella capanna che dianzi sorgeva nuda, e colle pareti coperte di muschio; odesi gridare interrottamente: aiuto! — accorruomo! — ma tutto indarno! Ahi! que’ buoni vecchiotti, che tenevansi un tempo in veglia presso al fuoco con tanta cura alimentato e custodito, sonosi fatti ora preda ingorda dello incendio! Caso veramente orribile! Di qua, di là imperversano le fiamme, tutta la muscosa parete non è oggimai che una brage infocata. Oh! riescano almanco i tapinelli a porsi in salvo da quell’infernale furiosa vampa! Vivi lampi s’accendono fra i cespugli, fra i rami; gli aridi sarmenti che ardono scintillando, divampano in un battere di ciglia, e vanno in cenere. Eravate voi, o miei occhi, a contemplar riservati un cotanto disastro! Oh perchè mi fu data la facoltà di così lungi sospingervi? La cappelletta crolla ad un tempo collo schianto e colla caduta delle rame; e acute lingue di fuoco serpeggiano ormai sull’erta cima delle piante. I ceppi vuoti e scavati s’infiammano fino alla radice, mostrando nel loro consumarsi una tinta rosso-purpurea. (Lunga pausa. Canto.)

Il paesello così bello in vista se n’è ito co’ secoli.