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parte seconda. 461

I tre Campioni compari. Nè grazie nè buondi, nè buondi nè grazie! quasi fossimo portatori di concime! Ei ne fa un brullo cipiglio; del regio bottino non si mostra gran che soddisfatto.

Mefistofele. Non v’aspettate per questo ricompensa veruna; ma pigliatela da per voi senza meno.

I Compari. Non foss’altro che per l’incomodo, noi pretendiamo tutti un’eguale porzione.

Mefistofele. Ponete all’ordine, sala per sala, quanto di prezioso avete con voi, e com’egli sia venuto a godersi la magnifica mostra, e a contemplare uno ad uno codesti oggetti vistosi, vi so dir io che nol vedrete far da pitocco, sibbene regaleravvi egli a ufo. Gli augelli di manto variopinto verranno domani; sarà mia cura ch’e’ sieno provveduti nel miglior modo. (Il carico è interamente trasportato.)

Mefistofele a Fausto. Colla fronte accigliata, con guardo cupo e melanconico, accogli tu dunque la nuova della suprema felicità? L’Altezza tua s’è cinta la corona; la spiaggia s’è rappacificata col mare, che di buon grado accoglie dalla sponda i pavigli onde seco portarseli celeremente pel lungo ondoso cammino. Ti è d’uopo quindi confessare che, da questo tuo palagio, costringi fra le braccia a tua posta intero il mondo. Da qui ebbe ogni cosa cominciamento; là venne la prima nave costrutta, e un fossatello poco oltre scavavasi dove oggidì il remo faticoso rompe le acque profonde e spumanti. L’eccelso tuo senno e l’operosità de’ tuoi seppero far conquisto della terra e dei mari. Da qui...

Fausto. Ecco il maladetto! donde procede in me questo grave peso che mi opprime. A te, essere cui