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parte seconda. 453

e le valli, e lo scampanio si propaga dalle torri sublimi che toccano il cielo. Ecco il peccatore s’avanza per rinascere a vita novella. Nel dì magnifico e solenne della inaugurazione — oh non sia tardo a spuntare! — la tua presenza sarà il più bello ornamento di cotal festa.

L’Imperatore. Un’opera sì grandiosa attesti la pia volontà che abbiamo di rendere omaggio al Signore, e d’espiare i nostri peccati! E ciò basti! Sento fin d’ora il mio spirito sgravato da un peso enorme, importabile.

L’Arcivescovo. Come cancelliere, penserò io a stendere i decreti, e ad adempiere a qualsia formalità.

L’Imperatore. Un documento chiaro e preciso pel quale venga la Chiesa di tali domini investita! Tu mel porrai soll’occhio, ed io avrò il contento di apporvi il mio nome.

L’Arcivescovo, dopo essersi congedato, torna indietro. Ben inteso che l’assegno al nuovo Santuario di tutte le rendite del luogo, de’ censi e delle decime, dovrà durare in perpetuo: che abbisognano larghe somme a provvedere convenientemente una fondazion come questa, e l’amministrarla con iscrupolo costa assai caro. Intanto, ad affrettare la erezione del monumento sovra un’area così ineguale e restía, ne darai un po’ d’oro del tuo grasso bollino. — Converrà inoltre, non è cosa da passar sotto silenzio, converrà dico che tu ne provveda di legname, onde mancano al postutto questi dintorni, di calce, d’ardesie, e di altri materiali che ne possano occorrere. Il popolo quindi penserà ai trasporti, tosto ch’egli