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L’Arcivescovo. A nome di tutti, salgano insino a te i più vivi ringraziamenti! Tu ne rendi forti e di gran potenza, consolidando insieme la tua.

L’Imperatore. Nè basta ancora; essendo nostra mente di elargire a ciascuno tra voi dignità più elevate di queste. Io vivo tuttavia pel mio impero, nè certo emmi venuta meno la voglia di vivere; ma la serie non interrotta de’ miei avi mi tragge a sviare lo sguardo impensierito da codesto turbinio di faccende che mi suscita in mente non altro che idee cupe e sinistre. Ed io pure, come sia trascorso il mio tempo, dovrò da’ miei fidi staccarmi: a voi quindi impongo il sacro obbligo di nominare il successore. Coronato che sia, traetelo presso all’ara del Santo; e possa in que’ giorni acquetarsi nella pace la fiera tempesta, che n’ebbe pur ora affannato cotanto!

L’Arcicancelliere. Pieni d’orgoglio nel seno, umili nell’aspetto, i principi, che il primato godono in sulla terra, s’inchinano dinanzi a te. Infino a tanto che un sangue affezionato e fedele scorrerà per entro alle nostre vene, saremo noi un corpo cui il volere tuo solo farà muovere a beneplacito.

L’Imperatore. Ora dunque, per venire alla conclusione, quanto abbiamo fino a qui deliberato, con alto solenne ed ufficiale da me sottoscritto, passi di secolo in secolo ad allestarlo alle età più lontane! Vostro è pertanto il possesso intero e libero, quale compete a sovrano, a patto però ch’egli rimanga indiviso tra voi, e che, comunque vi riesca di accre-

    sua giovinezza, al tempo dell’incoronazione di Giuseppe II. — (Dichtung und Wahrheit, T. 1, S. 248.)