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parte seconda. 435

lieri un tempo, re, imperatori, adesso gusci vuoti di chiocciole, dentro cui più d’uno spettro cacciavasi, risuscitando con ciò il Medio Evo. Sien pure di qualsivoglia razza i diavoletti che sonvisi oggi intanati, non mancheranno certo in tal incontro di far buona presa. (Forte.) Odi come urlano nello avanzarsi, e qual tintinnío di ferri percossi diffondesi intorno mentre s’urtano un contro l’altro! Sui tuoi stendardi sventolano bandiere lacere e cenciose che sospiravano già è gran tempo ad un buffo di aria viva. Pensa essere costoro antichi popoli belli e apparecchiati, che di buon grado occuperebbono un posto nel moderno conflitto. (Bande clamorose e assordanti dall’alto; gran disordine e confusione nell’armata nemica.)

Fausto. L’orizzonte s’è coperto, e solo qua e colà splende una luce rossastra, che presagisce gran cose. E rupi e boscaglie, l’atmosfera, il ciel tutto quanto si mesce e confonde.

Mefistofele. L’ala diritta tien saldo, ma veggo nel parapiglia Hans Raufebold, che dal petto in su soprasta ad ogni altro, lo veggo a menar le mani, gigante sbrigato, e a picchiare, pur com’e’ suole.

L’Imperatore. Sulle prime, vidi a muoversi non più che un braccio; se ne veggon ora a belle dozzine che tempestano a furia. Ciò non è punto naturale.

Fausto. Non li venne mai udito nulla di que’ densi nuvoloni che van portati da’ venti su per le coste della Sicilia?1 Ti si affacciano colà apparizioni bizzarre, vagolanti per l’aere sereno, portate vêr gli

  1. Sulle fascinazioni aeree dello stretto di Messina, vedi la graziosa fantasia di Lamothe-Fouquet.