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parte seconda. 433

L’Imperatore. Or qui mi spoglio del comando. (Al Generale in capo.) Principe, ogni cosa sta in tua mano.

Il Generale in Capo. Il corno destro dunque si avanzi! L’ala sinistra del nemico, che si affanna ora ad inerpicarsi in sull’altura, innanzi che muova l’ultimo passo, dee cedere alla specchiala fedeltà de’ nostri giovani agguerriti e valorosi.

Fausto. Permetti, s’ella è così, che questo eroe, giovine anch’egli, entri incontanente nelle file, e aggregato a’ tuoi battaglioni vi porti il nerbo del robusto suo braccio. (Accenna a dritta.)

Raufebold s’avanza. Chi mi guarda in faccia, lasci ogni speranza di ritorno, o s’aspetti d’uscirne colle mascelle spaccate! chi mi volge le spalle, sentirà tosto il collo, il capo ed il ciuffo cadersi ansante giù per la nuca! E se, visto com’io m’arrabatti, i tuoi guerrieri tempesteranno colla spada e colla mazza a quel modo, cadrà a terra il nemico, uomo sovr’uomo, affogato in un mare di sangue dalle lor vene spicciato. (Exit.)

Il Generale in Capo. Segua da presso la falange del centro, e affronti il nemico, con prudenza insieme, e con quanto ha d’impeto e di forza! Un po’ sulla diritta, laggiù, mirate come l’inasprita gagliardia de’ nostri soldati sventi e disperda ogni lor piano!

Fausto additando l’uomo di mezzo. E costui non meno sia presto a’ tuoi cenni!

Habebald si avanza. Alla valentía delle imperiali legioni bene sta che si aggiunga la sete del bottino. Eccovi la mira che a voi tutti propongo; quella è la tenda del Pseudo-Imperatore. Non isfoggerà egli gran