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gonfiossi; e quando il martello di Moloc, fabbricando la catena delle rupi, lanciava in alto le schegge del granito; e il suolo ancora ne geme, tutto di codesti immani massi eterogenei coverlo. Or come spiegare un’eruzion cosiffatta? Il filosofo non ne comprende straccio. La rocca è là, nè si può rimuovernela; e noi vi perdiamo al postutto la bussola. Il volgo semplice e di grossa pasta è quello che solo capisce, e saldo mantiensi ed inamovibile nelle sue proprie idee. Gli è già lunga pezza che venne manco ogni dubbio in tal proposito; e ammesso il miracolo, dee farsene onore a Satanno! Il mio pellegrino, poggiato alla gruccia della fede, visita passo dopo passo la Pietra del diavolo, e il Ponte del diavolo.

Fausto. È da convenire però, essere oltremodo interessante lo scorgere come i diavoli rendano conto a sè stessi della Natura.

Mefistofele. Canchero della Natura! Sia pur essa ciò che le piace, poco me ne importa! Punto d’onore è questo mio: il diavolo era presente! Gente siam noi che fa operare di grandi cose: scompigli, forza brutale, stravaganze! eccoti chi te ne dà la malleveria. — Alle corte, per ispiegarmi chiaro chiaro, evvi nulla che ti piaccia sulla nostra superficie? Le tue pupille, sguardando dall’alto nello spazio interminato, videro «tutti i regni del mondo, e la loro magnificenza.»1

Ma, difficile qual se’ tu a contentarti, non sarai riuscito a provare per anco una sola sensazione!

Fausto. E nullameno, alcun che di grande m’ebbe sedotto; indovina!

  1. S. Matt., IV, 8