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parte seconda. 413

     Ne rintronan gli orecchi, e alfin da’ suoi
     Misteriosi recessi al baccanale
     Dïonisio s’avanza, e a lui di retro
     Il Fauno insiem colla sua turba, cui
     Brancica l’ebbro Dio con man lasciva.
     Ardito uno di lor per via cavalca
     Il pazïente dalle lunghe orecchie
     Animal di Sileno. Il biforcuto
     Piede al ventre puntella, e fuor di senno
     Crolla, ondeggia, vacilla — e por cioncando
     Batte al muro coll’anca e giù stramazza,
     Pinzo di vin dal capo alla ventraia. —
     S’evvi ancor chi resista, uhl che stridio!
     Misericordia! che rombazzo! — Onore
     Perchè al mosto novel meglio si faccia,
     Anfore abbocca, ciotole, guastade;
     Sin che stilla ve n’ha, tutto il tracanna.

(Cade il sipario. La Forcide levasi su in forma gigantesca sul proscenio, togliesi il coturno, la maschera ed il velo, rivelandosi per Mefistofele, ad epilogar l’atto e a commentarlo per quanto è necessario.)