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madre. (Abbraccia Fausto; la spoglia terrena svanisce; le sole vestimenta ed il velo rimangono tra le braccia dello sposo.)1

La Forcide. Tien saldo ciò che di lei ti rimane; fa che non ti scappino almeno le vesti. Già i demoni vanno strappandole pe’ lembi, vogliosi quanto mai di tirarsele dietro ne’ mondi sotterranei. Tien saldo, dico! non son certo essi la Dea che la perdesti; par pure le son cosa divina. Gióvati del sublime inapprezzabile favore, e alto ti solleva; finchè potrai reggere, ti sosterranno per aria, al di sopra delle cose basse e volgari. A rivederci ben lungi da qui; a rivederci! (Le vestimenta di Elena si sciolgono in nebbia, e circondando Fausto, passano oltre, trasportandolo per le regioni dello spazio.)

La Forcide leva di terra la tunica d’Euforione, il mantello e la lira, s’avanza verso il proscenio, e sporgendo quelle spoglie, dice:

Bene sta! Questo almanco vi ho guadagnato. La fiamma, a dir vero, se n’è ita in fumo: ma poco assai mi brigo io, se il mondo abbia a rammaricarsene. Ve n’ha anche troppo per consacrare de’ poeti, e per eccitare la gara del mestiere e della consorteria, e se m’è tolto di concedere l’attitudine all’ingegno, potrò almeno darne l’abito in prestanza. (Va a sedere sul proscenio, appiè di una colonna.)

Pantalide. All’erta ora, figliuole mie! Alla per-

  1. Elena dà a Fausto un eterno addio, e vassene a ritrovare il figliuolo nel regno di Proserpina: i veli di lei svolazzano intorno a Fausto, e lo sollevano come lieve vapore. Le vesti della greca bellezza, quanto avvolge esternamente la persona, basta a rapir l’uomo sulle regioni superiori, e a preservarlo per sempre dal senso volgare.