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parte seconda. 407

la luce del Sole, non per questo ci avrà solo un cuore che voglia da te separarsi. A noi manca persino la forza di gemere e dolerci: noi cantiamo il tuo destino invidiandolo; ne’ di sereni e ne’ foschi, grandi furono e belli e generosi il tuo cuore e i tuoi carmi.

Oh! nato per la prosperità della terra da illustri proavi, di singolar possa fregiato, ahi! così tosto rapito a te stesso, e nel fior degli anni mietuto! Sguardo acuto, sottile a scandagliare il mondo, simpatia per quante sono le angosce del cuore, passione ardente per le donne migliori, canto di cui tu solo conoscevi il segreto!

Ma, negl’indomiti tuoi trasporti, nel lacciuolo fatale da per te ti gittasti, levandoti in aperta guerra contro a’ costumi e alla legge. — Se non che il sublime tuo spirito ponevasi da sezzo a rilevare la nobile coscienza, e fu allora che intendesti a conquistare la somma gloria, — e ti avversò la fortuna.

Ebb’ella mai sorriso ad alcuno? Quistione oscura in faccia alla quale il destino si chiude nella sua fitta cortina, quando, ne’ giorni della sciagura, i popoli che sanguinano stan silenziosi. Ora poi, si ripiglino i canti, si rialzino le fronti abbattute, chè altri il suolo ne produrrà, come n’ebbe in ogni tempo prodotto. (Pausa generale; la musica cessa.)

Elena a Fausto. Il mio esempio, ahi lassa! giustifica l’antico detto, che: Fortuna e Bellezza non ponno stare a lungo congiunti. Il legame della vita, e quello non meno dell’amore, sonosi spezzati; entrambi io li piango, e dato loro un vale affannoso, cado nelle tue braccia per l’ultima fiata. Raccogli, o Persefone, il garzone, e con esso raccogli pure la