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parte seconda. | 405 |
leggera, — e coraggio, all’erta sul campo! Le femmine diventano amazzoni — ed ogni fanciullo è un eroe.
Il Coro. O diva arte de’ vati! o santa! o degna
D’aver seggio lassú fra gl’Immortali!
Eterna fiamma, or sali
Alto, più alto ancora, e di tua luce
L’immenso azzurro delle sfere accendi!
Indarno, oh indarno ascendi
Nel sublime tuo vol fino all’Empiro;
Chè sempre e sempre il miro
Suon della sacra voce,
E quel che vien da te vivo fulgore,
Seduce, avvampa a noi mortali il core.
Euforione. No, ch’io non sono un fanciullo: — Il giovane s’avanza tutto in armi! — unito a’ forti, a’ liberi, ai pradi, — molto già ebbe in suo pensiero operato. — Ed ora, avanti! ora là al basso — sta per ischiudersi colà il campo della gloria.
Elena e Fausto. Appena chiamato alla vita venuto appena al chiaro giorno, — tu aspiri, per gradi vertiginosi — verso lo spazio pieno di dolori. — Siam dunque noi — un nulla per te? — Le dolcezze dell’imeneo fiano dunque un sogno?
Euforione. Non udite voi — strepitar su pe’ mari? L’eco delle valli — propaga la romba del tuono. — Ne’ flatti, e in sulla polvere — legione opposta a legione; — ferve la mischia di più in più! — Martirio e dolore; — e la morte v’è imperatrice. — Ciò è ben chiaro, mi sembra!
Elena, Fausto, il Coro. Quale orrore! che spavento! — Non hai tu dunque altra legge tranne la morte?