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parte seconda. 403


Il CORO. Le giovanette una dopo l’altra entrano correndo.

Egli n’ha lesto lesto oltrepassato; — e beffandoci con aria sprezzante — tragge qui ora — la più selvaggia della nostra brigata.

Euforione, recandosi fra le braccia una fanciulla. Portomi via l’indocile bricconcella — pe’ miei piaceri di conquista. — Qual delizia per me — qual tripudio, — lo stringermi al suo petto riottoso, — il baciucchiare quella boccuccia proterva! — Atto gli è questo al postutto — di forza e di volontà.

La Fanciulla. Lasciami, via! Sotto a codesta spoglia — evvi non meno coraggio, e vigoria d’animo; — il nostro talento vale quanto il tuo, — nè è sì agevol cosa il domarlo. — Fai tu forse conto ch’io ti sia schiava? — Confidi dunque non poco sul tuo braccio! — Va’, che se persisti a stringermi, io vo’ bruciarti, — insensato, per mio diletto. — (Ella divampa, e fiammeggia nello spazio.)1

Tienmi dietro nell’aere leggero, — sotto le stalattiti delle grotte. — Artiglia la tua preda che ti fugge di mano.

Euforione, scuotendo le ultime scintille. Rôcche ammontate su rôcche — son qui fra le prunaie e i macchioni. — Perchè codesto spazio che mi soffoca? — mi sento per altro giovane e pien di coraggio. — I venti e i flutti gorgogliano colaggiủ. — Odo e venti

  1. La ninfa incandescente sfugge alla stretta di Euforione che si lancia tra i venti e l’acque, precipitandosi nella mischia. Egli vuol portare soccorso al popolo che pugna sul piano per la propria libertà, vale a dire ai Greci.