Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/41


33


DEDICA.





Voi mi tornate innanzi, aerie immagini, già un tempo apparse al turbato mio sguardo. Tenterò ora di rattenervi? Propende ancora il mio cuore a quella illusione? Voi vi stringete intorno a me! — Or su, svolgetevi dalla nube che vi circonda, e splendide governate il mio ingegno. Spira da voi un soave fascino che riaccende nel mio petto il fervido senso della giovinezza.

Voi riconducete i fantasmi de’ giorni felici; e oh quante amabili ombre mi sorgono intorno! Come un fatto per antica fama mal ricordato, mi rivive nell’anima il primo amore e la prima amicizia: i miei dolori si rinnovano: mi ripercuote il lamento che suona lungo l’avviluppato fallace cammino della vita, e mi reca all’orecchio il nome dei buoni che, dalla fortuna defraudati dell’ore serene, sparvero dinanzi a me per sempre.

Non udranno i nuovi miei canti le anime per le quali io ho giovanilmente cantato. Lo stuolo degli amici è disperso, e muta l’eco che reiterava la mia voce. Io spargo il mio lamento fra la turba sconosciu-