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parte seconda. 391

prestatevi a sostenere un fiero assalto! Cinto da uno stuolo di vincitori, mutilato siccome già un tempo Deifobo, pagherai ta a caro costo i vezzi prodigati alle femmine! E poichè penzoloni vedrassi tutta codesta folle genìa, fia presto in sull’ara il coltello per la loro signora.

Fausto. Temeraria! così sul più bello la schifosa m’interrompe! Nell’istesso pericolo mi ributta l’impeto impronto e villano. Qual è più grazioso messaggiero, s’ei porti novella di sciagure ti move a nausea; e tu, sciaurata, ti piaci solo a recare annunzi ingrati e tristi. Ma questa fiata, la ti saprò ricacciare in gola. Riempi a tua posta l’aria de’ tuoi vani stridori; perocchè nessuno periglia qui, e l’istesso pericolo andrebbe a finire in una minaccia vana ed inutile. (Segnali, esplosioni dalle torri; squillo di trombe e romor di timballi; musica militare; vedesi passare un imponente esercito.)

Fausto. No! Ti si daranno a vedere in un battere di ciglia raunate le falangi invincibili de’ miei prodi: quegli soltanto merita i favori del sesso gentile, che sa, all’occasione, gagliardamente proteggerlo. (Ai capi che uscendo dagli squadroni, vanno appressandosi.) Voi a’ quali forza fermezza e valore fa la vittoria sicura, voi fiore di nordica gioventù, voi nerbo simpatico dell’Oriente;

Coperti dal capo a’ piedi di ferro, di lucid’arme forniti; militi che riduceste in polvere imperi sopra imperi! Eglino s’avanzano e ne trema la terra; passano, e lasciansi dietro il copo fremito delle gravi orme loro.

Tocchiamo appena le rive di Pilo, e il vecchio