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parte seconda. 383

veramente. Eccoti, o eccelsa principessa, l’uomo dall’occhio di lince incaricato di tenersi dal comignolo dell’erta torre, alla vedetta: gli è suo uffizio il mandare di lassú intorno intorno il vigile sguardo, esplorando per l’immensurata distesa de’ cieli e della terra, quanto si riveli o si muova da’ colli vicini e nella valle ond’è la nostra rocca da tutte parti cinta e difesa. Appare talvolta un branco di agnelli, tal altra una legione d’armati; e noi proteggiamo i primi, e piombiamo addosso ai secondi. Ed ora, o trascuraggine fatale! tu vieni in mezzo a noi, nè egli ti annunzia, di che l’accoglienza vien manco per ospite così degna, quell’accoglienza che appo noi suol essere la più sacra e solenne. Egli ha temerariamente posta a gioco la vita, e già dovrebbe essere colpito della meritata morte, e nel proprio sangue riverso; ma tu, tu sola hai da punire o far grazia secondo il tuo beneplacito.

Elena. Per quanto grande sia la dignità da te conferitami, dignità di giudice, e di sovrana, e tutto che fosse tuo solo pensiere quello di provarmi, non vo’ per questo mancare al primo debito del giudice, che è di sentire l’accusato. Parla dunque!

Il Custode della torre, Linceo.1 Lascia che m’in-

  1. Figliuolo d’Afareo, re della Messenia, e celebre nella falange degli Argonauti per l’occhio suo così acuto e penetrante che passava persino le muraglie, e scopriva quel che facevasi nel cielo e nello inferno. Uccise Castore, e morì trafitto da Polluce. Questo Linceo, guardiano della torre, uomo che ha occhio di lince, sta quivi pel suo omonimo, o forse per altra ragione più significante. Fausto, per dare ad Elena un contrassegno d’amore e di vassallaggio, pone a discrezione di lei, in piena sua balia, il nemico dei Dioscuri, l’uccisore di Castore.