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e perso sciogliersi senza che per questo si schiari l’orizzonte, e lo sguardo vagante contro aspre mura intoppare. Gli è questo un cortile? O un profondo burrato? Da ogni parte non miro che oggetti di spavento. Ohimè! sorelle, siam prigioniere, or più che mai!


CORTE INTERNA DEL CASTELLO

cinta da ricchi e fantastici edifizi, secondo il gusto del medio evo.

La Corifea. Pazze, balorde, vere femminucce! gioco a’ molti capricci della ventura e dello infortunio, inette a sortare impassibili nè questo nė quella! E’ debbe sempre esserci taluna in fra voi che ad un’altra si opponga; vo’ non siete mai e poi mai dello stesso parere; la gioia e l’affanno sono i soli che possano trarvi a ridere o a piangere tutte d’un modo. Silenzio! e attendasi con sommissione quello che la magnanima nostra sovrana si piaccia per sė e per noi deliberare!

Elena. Ove dunque se’ tu, o pitonessa? Qualunque sia il nome che ti fu imposto, esci, fuor esci dalle cupe volte di questo tetro ostello! Saresti tu per avventura ita ad annunciarmi al misterioso signore di codesti luoghi, e a prepararmi buona accoglienza? Allora io le ne rendo le debite grazie, e pregoli che al più tosto vêr lui mi conduca: perocchè io sospiro al termine de’ miei errori, nè altro più vivamente desidero che un po’ di riposo!

La Corifea. Avresti, o regina, un bel cercare