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parte seconda. 375

ghi anni si trattenne davanti ad Ilio; e quanti ne spendesse a rifar cammino per codesti luoghi, nol so. Ma che si va ora facendo nella splendida rocca di Tindaro? In quali condizioni trovasi adesso il regno?

Elena. Hai tu dunque l’invettiva così incarnata nelle ossa, che, senza dar biasimo, non ti venga fatto di muovere le labbra?

La Forcide. Molt’anni ancora starassi abbandonata e diserta la montuosa vallea che si stende al settentrione di Sparta — col Taigete da tergo, — dove, pari ad un allegro ruscello, discorre l’Eurota, e attraversando i canneli della nostra pianura, vassene poscia a nudrire i candidi cigni. Nondimeno laggiù, dietro montuosa vallea, traevasi a stanza un popolo di venturieri, sbucato fuori dalla Notte Cimmeria;1 sorse colà un borgo fortificato, inaccesso, donde questa razza di genti domina a suo grado la terra e gli abitatori.

Elena. E riusciva a costoro di compiere così ardua intrapresa? E’ pare impossibile.

La Forcide. Non fu certo il tempo che mancasse loro a ciò: ch’ebbero a un dipresso vent’anni.

Elena. Hanno essi un capo? Son forse masnadieri numerosi ed uniti?

La Forcide. Masnadieri non sono, ma vivono retti da un capo, di cui non vo’ dir nulla di male, avvegnachè abbiami già dato da soffrire. Potea ben

  1. I Cimmerii, o Cimbri, in allora al settentrione della Grecia, nella Crimea e nella Turchia d’Europa. Goethe nel suo omerico linguaggio, servesi qui del nome loro per indicare i popoli del Settentrione, gli Alemanni di Fausto.