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368 fausto.

La Forcide. Riavuta poco appresso la libertà per opera di Castore e di Polluce, fosti corteggiata da una scelta schiera di prodi.

Elena. Patroclo, per altro, simile tanto al Pelide, fu, lo confesso di buon grado, quello fu che in fra tutti seppe conciliarsi in segreto la mia affezione.1

La Forcide. Ma pel volere di tuo padre andavi sposa a Menelao, ardito navigante e ad un tempo savio custode del focolare domestico.

Elena. Confidavagli il genitore in un colla figlia l’amministrazione del proprio regno; il rampollo di codesto imeneo fu Ermione.

La Forcide. Se non che, mentre il tuo consorte recavasi lunge a conquistare da valoroso la cretense eredità, un ospite ti apparve nella tua solitudine, ospite, ahi! troppo avvenente!

Elena. A che mi richiami al pensiero i giorni poco dissimili dalla vedovanza, e le atroci sciagure che n’ebbi a sopportare?

La Forcide. E a me pare, che sortii in Creta i natali, a me pure quella intrapresa valse l’infortunio di una ben lunga schiavitù.

Elena. Ei t’ebbe — lo sposo — nello stesso tempo

  1. Secondo Pausania, Achille eziandio fu preso al fascino prepotente di Elena, la quale prese ad amarlo come ideale della bellezza virile, e diessi poscia a Patroclo, perchè le rammentava l’eroe. Ma era fisso che gli amanti della figliuola del Cigno dovessero perderla tosto; e Achille dovette sommettersi a tale destino: ma si racconta che dopo morte, dall’indomita passione trascinato, fuggì nottetempo dal regno delle Ombre, e andò a sorprender Elena nel sonno. Da questa scena d’ineffabile voluttà nacque Euforione, posto da’ mitologi nella regione de’ beati.