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gione mostrasi la scioccheria! (Da questo punto, ciascuna delle donzelle replica, uscendo fuor dal drappello:)

Prima del Coro. Parlaci dell’Erebo tuo padre, parlaci di tua madre, la Notte.

La Forcide. E tu, dimmi di Scilla, tuo cugino in primo grado.

Seconda del Coro. Di mostri formicola il tuo albero genealogico.

La Forcide. Va! cerca nell’Orco il tuo parentado.

Terza del Coro. Que’ che vi soggiornano son tutti troppo giovani per te.

La Forcide. Vanne ad amoreggiare col vecchio Tiresia.

Quarta del Coro. La nudrice d’Orione è tua pronipote.

La Forcide. Le Arpie, m’immagino, ti hanno allevata nelle immondezze.

Quinta del Coro. Di che vai tu nutrendo codesta magrezza così appariscente?

La Forcide. Non già, senza fallo, colla carne di che vai ghiotta cotanto.

Sesta del Coro. Tu, non puoi certo essere avida che di carogne, carogna tu stessa fetida e ributtante.

La Forcide. Denti di vampiro luccicano nella tua boccaccia arrogante.

La Corifea. Io chiuderò la tua, se vengo a dir chi tu sei.

La Forcide. Pronuncia solo il tuo nome, e ogni epimma è finito.

Elena. A voi mi frappongo, afflitta più che sde-