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parte seconda. 365

involata, venduta al mercato, e vilmente cangiata!

Elena. Garrire alle ancelle quando sono in cospetto della loro signora è un arrogarsi i diritti della casa; dappoichè alla sola regina si aspetta l’assegnare premi e castighi. Io sono soddisfatta de servigi ch’elleno mi resero quando la splendida rocca d’Ilione fu cinta d’assedio e cadde, e quando sostenemmo i comuni travagli di una vita errante, dove per solito ciascun non bada che a sè. E quivi altresi nel vigile drappello ho fidanza. Non chiede il padrone lo schiavo qual sia, ma in qual modo ei lo serva; quindi è che ti impongo silenzio, insofferente che più oltre durino le beffe. Hai tu ben custodita la magione regale in luogo della sovrana? Ciò varratti ad onore: ma oggidi ch’ella stessa è di ritorno, tu dèi cederle il passo, onde in iscambio del meritato guiderdone, non abbia a scendere su te la provocata vendetta.

La Forcide. Minacciare gli ospiti della casa, rimane un illustre privilegio, cui la nobile consorte del sovrano caro agli Dei s’ebbe acquistato con molti anni di saggio governo. E però, dacchè, riconosciuta solo da oggi, torni ad occupare l’antico grado di regina e signora, impugna le redini abbandonate or fa gran tempo; mèttiti ora al governo, e piglia possesso del tesoro e di noi. Ma, prima d’ogni altra cosa, proteggi me, la più vecchia, da codesto branco di fanciulle, che presso al cigno della bellezza per poco non sono che spennate oche e ciarliere.

La Corifea. Oh come brutta d’accosto alla beltà riesce la bruttezza!

La Forcide. Oh quanto sciocca d’accosto alla ra-