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parte seconda. 361

fiamma del focolare abbia a rendere alla sposa quelle buone accoglienze ch’ei fa allo sposo e monarca.

Il Coro. Rivela, o nobile signora, rivela alle tue ancelle, che li stanno rispettose all’intorno, quel che t’avvenne.

Elena. Ciò ch’io vidi, voi pur lo vedrete cogli occhi vostri medesimi, salvo che l’antica notte non abbia tantosto sepolta l’opera sua nel profondo suo buio donde sbucano i prodigi: ma ond’abbiate a saperlo, io prendo ora a narrarvelo ad alta voce.

Com’io attraversava con passo grave e solenne il rozzo vestibolo della casa regale, volgendo in mente le novelle mie cure, al silenzio imponente di quel religioso e deserto recinto, fui presa da meraviglia. Nè lo strepito sonoro di gente che va e viene feriva il mio orecchio, nè tampoco l’occhio scorgeva l’affaccendarsi e la sollecitudine del lavoro: non un’ancella, non una massaia di tante che un dì erano preste a salutare affabilmente qual fosse pellegrino e straniero. Intanto, allo avvicinarmi al focolare, mi fu scoperta, presso un tizzo riarso, e omai in cenere ridotto, accoccolata in sul lastrico non so che donna di alta statura e velata, in alto meno di dormente che di pensierosa. Con voce imponente la eccito al lavoro, stimando sulle prime lei essere una fantesca dall’antiveggente consorte là appostata: ma ella dura immota, impassibile, ravviluppata nel panneggiamento delle sue vesti: e solo da ultimo, levata, alle mie minacce, la destra, la vidi far atto quasi dall’atrio e dalla sala volesse cacciarmi. Volgo sdegnata le spalle, salendo su pei gradi che mettono al palco