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dall’erte mura della sua segreta si strugge e consuma.

Se non che un Dio l’esule toglieva, e dalle ruine d’Ilio qui nella casa antica degli avi l’ebbe condotta, novellamente adornata, acciò da lunga vicenda di gioie e d’angosce inesplicabili, riavutasi ella, si rechi un’altra fiata al pensiero i bei giorni dell’età primitive.

Pantalide Corifea. Lasciate le armonie de’ canti festosi, e lo sguardo volgete alle imposte della gran porta! — Che veggio, sorelle? Non torna ella vêr noi la regina a passo celere e tutta sbigottita? Nelle ampie sale della tua casa, invece degli evviva della tua gente, che hai tu potuto vedere di terribile e spaventoso? Tu non cel sapresti nascondere, ch’io ti leggo in fronte l’affanno e mista a sorpresa la nobil ira che ti accende.

Elena commossa, lasciando spalancata la porta. La tema volgare disdice alla figliuola di Giove, e appena è che la sfiori l’ala leggera di un effimero spavento: ma quel terrore, che uscito fin da principio dal buio della notte antica, irrompe sotto mille forme, come le infocate nubi dal vortice infiammato della montagna; — un terror cosiffatto scuole il seno agli eroi. Per questo le tremende potenze dello Stige hannomi oggi segnala la via della magione, acciocchè pari all’ospite che si caccia, fossi ridotta a dilungarmi volontaria da un limitare spesso varcato, ed a cui sospirava io da gran tempo. Ma no! io me ne sottrassi in pieno meriggio, nè voi mi caccerete più oltre, maligne potenze, qualunque siate per essere! Io vo’ tentare un sacrificio, affinchè dopo le purificazioni, la