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parte seconda. 355


ATTO TERZO.1




PROSPETTO DEL PALAZZO DI MENELAO,

in isparta.


ELENA si avanza, attorniata da un Coro di prigioniere troiane. PANTALIDE, corifea.

Elena. Quell’io, Elena, ammirata tanto quanto vituperata, qui giungo dalla piaggia ove sbarcammo — tutta ancora commossa dallo spesso ondeggiamento de’ marosi, che dalle campagne di Frigia, sul loro dorso sublime e spumoso, ne traevano col favore di Poseidon, e colla forza d’Euros nel golfo della terra natale. Laggiú, a quest’ora, s’allegra il re Menelao del ritorno, cinto da’ più arditi fra’ suoi guerrieri. Ma tu accoglimi, qual ospite ben vista ed accetta, palagio sublime cui Tindaro, il padre mio,

  1. Quando il presente atto comparve la prima volta (1827) nel quarto volume delle opere di Goethe, portava per titolo: Fantasmagoria classicoromanlica, intermezzo per la tragedia di Fausto, titolo che ne mostra assai chiara la destinazione. Per ciò che riguarda l’idea racchiusavi, essa par manifesta nel leggerlo. — Avvegnachè, usciti appena dalla notte delle Ombre, il personaggio di Elena, evocato dal regno delle idee, o delle Madri, ne si tragga ora dinanzi nella realtà dell’esistenza, non però meno l’allegoria seguita sempre. I due elementi, l’Antico, ed il Romantico, si riscontrano e si accomunano: da un lato, Elena seguita dalle sue belle prigioniere; Fausto dall’altro col corteo de’ cavalieri del Medio Evo; meraviglioso imeneo dond’esce Euforione, o la poesia moderna: indi, come spauracchio, Mefistofele sotto la sembianza d’una Forchiade, che tragge la sua antica mascherata a traverso della schiera delle giovani troiane spaventate.