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parte seconda. 351

severe in atto, e tali che si creda mirare gli Dei, qual si conviene all’esser vostro immortale, e ad un tempo scorgere le graziose compagne dell’uomo, la cui benevolenza ne attira e seduce.

Le Doridi, in coro, passando avanti a Nereo, assise sopra i delfini. Prestaci, o Luna, la tua luce e le tue ombre! Viva codesto bel fiore di giovinezza! Perocchè noi presentiamo i nostri sposi prediletti al genitore, supplicandolo per essi. (A Nereo.) Vedi, e’ son giovinetti cui togliemmo alla fiamma vorace dello incendio, stesi su’ giunchi e sul muschio, riscaldati da’ raggi solari, e che ora con baci focosi hannoci a dar segno di loro gratitudine. Oh! volgi a questi cari garzoncelli propizio lo sguardo.

Nereo. Gli è un doppio guadagno, da farne assai conto; mostrar compassione, e dilettarsi ad un punto.

Le Doridi. Se mai, o padre, abbiam di te ben meritato, se li compiaci di satisfare a una brama cui dritto è l’accondiscendere, consenti ch’abbiano a viverci in seno immortali, e di sempre nova gioventù in eterno fregiati.

Nereo. Ben vi è dato gioire della bella conquista, e l’uomo travedere nell’adolescente: ma non io valgo a concedere quello che può solo dar Giove. Il maroso che vi agita e culla non vi lascia essere costanti in amore; laonde, se la passione vi ebbe tratte in inganno, deponeteli dolcemente sulla riva.

Le Doridi. Graziosi giovinetti! voi ci siete pur tanto cari; ma, ohimè! che ne tocca dividerci. Era nostro desiderio d’esservi in perpetuo fedeli, ma cel vietano gli Dei.

I Giovinetti. Seguite a rassicurarei così, noi