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parte seconda. 345

Homunculus. I mostri deformi io li rassomiglio agli orci vecchi; i sapienti vi battono contro, e ne riportano rotto il duro cocuzzolo.

Talete. Ed è ciò appunto ch’e’ vuolsi: chi dà pregio alla moneta, è la ruggine.

Proteo, non visto. Un’avventura di tal fatta ringalluzza un vecchio barbogio qual io mi sono! Più evvi del mirabile, e più ne fo conto.

Talete. O Proteo, ove se’ tu?

Proteo, con voce da ventriloquo, or lontana or vicina. Qui e qua!

Talete. Io vo’ menarti buono l’antico vezzo, ma, per un amico, non ha luogo lo scherzo! So che tu parli da tal punto ove non sei.

Proteo, con voce remota assai. Addio.

Talete, nell’orecchio ad Homunculus. No’ l’abbiamo a due passi. Manda ora un chiarore molto vivo: egli è curioso come un pesce; e in qualunque parte e’ si rintani, e sotto qualunque forma, la fiamma cel farà qui venire.

Homunculus. Non indugio punto a diffondere vivi sprazzi di luce; con moderazione però, non avesse a scoppiarne la guastada.

Proteo, sotto la forma di una smisurata testuggine. Che è questo che sfavilla con tanta grazia e luccichío?

Talete, nascondendo Homunculus. Oh bella! se tu n’hai voglia, fàtti più in quà, e lo vedrai. Non ti spiaccia darti così picciolo incomodo, e lasciati vedere su due piè in forma d’uomo: e la allora per nostra mercè, o per nostro consenso, potrai vedere quello che ti si cela.