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e su le opere di volfango goethe 27

dell’umanità, egli consola i primi, accresce e purifica gli altri. Vate, uom savio, uom divino, egli è l’ammaestratore e consolatore del mondo. Egli ha le ali dell’uccello: posa sulle vette più sublimi, si libra sull’ampiezza de’ mari, pianta il suo nido negli odorosi boschetti, trasvola sulle città tumultuose e le inebbria del suo canto. Mentre gli altri assonnano, egli solo vigila. Egli sguarda il passato nei suoi rapporti col presente, il presente ne’ suoi rapporti coll’avvenire. Questa schiatta sublime dei veri poeti si spegne; ma fuvvi un tempo in cui ella attraevasi la venerazione del mondo. Allora la loro voce partiva dal romito ritiro, come la voce dell’usignuolo che s’ode in grembo alle boscaglie, e ciascuno soffermavasi per udirla. Eglino sedevano a tutti i focolari, e a tutti i banchetti erano accolti ospitalmente. Ricchi di pensiero e di melodia, eglino non avevano al mondo altra opulenza. L’eroe gli ascoltava; il conquistatore ammiravali: assiso sul suo carro di trionfo, egli sentiva che lo strepito della sua possanza e della sua gloria in breve passerebbe, ma sapea che le labbra ispirate del poeta potevano esse sole consacrarlo nella memoria dell’avvenire. Primi pontefici crearono i vati gl’Iddii: eglino ci elevarono sino al loro trono celeste; abbassarono sino a noi la celeste possanza. Il solo mezzo che valga a fuggire i dolori della vita sta nel rassomigliarli nella loro vocazione sublime, sta nel sollevarsi oltre i patimenti dell’umanità senza dipartirci da questa, sta nel simpatizzare con essa mediante una profonda e universale benivolenza.»

Goethe considerato qual poeta e moralista, offre in sè stesso l’esempio mirabile e il modello quasi ideale del Poeta da lui descritto. I popoli lo riveriscono, i re traggono a visitarlo. Egli vive famigliarmente coi principi, e la vispa fanciulla del popolo canta le sue odi. In un’età turbinosa e incoerente, la di cui vita costituisce una nobile e generosa anomalia, egli non può essere imputato nè di vil sommessione, nè di avidità disonorevole, nè di intrighi secreti: il suo santuario e la sua elegante solitudine pulla hanno