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parte seconda. 341

Talete. Una tale condotta affanna l’uomo esperimentato; ma l’uom dabbene non si scoraggia per questo, e riede all’attacco. Una sola dramma di riconoscenza lo fa beato; chė sulle bilance pesa essa più assai che non cento libbre d’ingratitudine. Ora, quanto noi imploriamo non è, certo, cosa da poco; il fanciullo che ti sta dinanzi aspirerebbe molto giudiziosamente alla esistenza.

Nereo. Lasciatemi in pace, ora ch’io mi trovo di buon umore più del consueto! oggidì stammi a cuore ben altro, affaccendato a raunar quivi le mie figliuole, le Grazie oceanine, le Doridi. Nè il vostro suolo nė tampoco l’Olimpo vantano una sola venusta creatura di tanta maestà nelle sue movenze quant’è la loro. Con portamento che l’innamora, balzano dal drago marino sovra i corsieri di Nettuno; e mollemente congiunte allo elemento, fiotto le diresti che in ispuma si levi. Nel prisma della screziata conchiglia di Venere, avanzasi Galatea, di presente la più bella fra tutte; essa che, dopo la dipartita di Ciprigna, riceve in Pafo le onoranze divine. Per siffatta guisa questo raro fiore di grazia e gentilezza impera, è già gran tempo, sulla città, ed occupa l’ara, il trono ed il carro.

Indietro! nell’ora del paterno tripudio, mal si addice nutrir l’odio nel petto, sulla lingua il rabuffo. Itene a Proteo! scongiurate il mago finchè vi dica in qual modo si esista, e come far si possa la metamorfosi. (S’allontana dalla parte del mare.)

Talete. Nulla ci ebbe frullato codesto abboccamento. Facciasi di raggiungere Proteo, e ratto ei si dilegua: e se per avventura consente di starti a udire,