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parte seconda. 339

Rèstati pure in alto, o dolce Luna! e diffondi su noi le tue grazie. Oh! duri a lungo la notte, sicchè non venga il giorno a disperderci!

Talete, sulla riva, ad Homunculus. Io ti menerò di buon grado dal vecchio Nereo, chè, se ho a dirla, non siamo gran fatto discosti dalla sua grolla; ma ti avverto che lo sgarbato e pensieroso dio è non poco testereccio. Tutto il genere umano non varrebbe a produrre cosa alcuna che il fantastico brontolone volesse mai approvare. Egli però ha il dono di leggere dentro all’avvenire; ed è per questo che gli usano tutti riverenza, e là dove stassi lo onorano. V’ha anzi più d’uno che a lui va debitore di qualche beneficio.

Homunculus. Mettiamoci dunque alla fortuna, e picchiamo! Non sia già ch’abbia a costarmene il vetro e la fiamma.

Nereo. Son voci umane quelle che mi feriscono gli orecchi! Oh come tosto mi prende la bile fin nell’intime midolle! Larve che adelano continuo infino agli Dei sublimarsi, e son poi dannati a non essere altro in perpetuo salvo quello che sono. Avre’ io potuto da tempo immemorabile tranquillarmi nel riposo de’ Numi, e tant’è, l’istinto che mi domina traevami a soccorrere i buoni: quando poi, ogni cosa essendo compiuta, mi posi a considerare, conobbi mai sem-

    per esservi iniziato, l’avere pure e nette le mani da spargimento di sangue. Facevansi inoltre delle purificazioni nel tempio dove accorrevano visitatori da tutte parti. Il concorso a codesti misteri, ravvolti nella più densa oscurità, durava ancora al tempo degl’imperatori romani; e Tacito racconta come Germanico fosse disposto a farvisi iniziare. — Impegnati a mostrare la divinità di loro natura, e a smentire le Sirene, ostinate a riguardarli come pesci, i Tritoni e le Nereidi vanno in Samotracia a conquistare i Cabiri.