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parte seconda. 335

Le Forcidi. Sepolte quai ci viviamo nella solitudine e nel silenzio della tenebria; nessuna fra noi tre ebbe ancora posto mente a ciò.

Mefistofele. E avrestelo forse potuto così appartate dal mondo, qui dove nessuno vedete, da anima viva non viste? Dovreste la vostra sede in quelle regioni stabilire, dove il lusso, la magnificenza e le arti regnano del pari; dove tuttodì enormi massi scheggiati a ripetuti colpi di martello, ci vivono in sembianza di un eroe; dove....

Le Forcidi. Taci ormai, finiscila di suscitare dentro da noi nuovi desiderii! A che pro daremo più oltre ascolto a codesti tuoi propositi, noi nate nel buio della polle, consanguinee alle tenebre, noi al postutto sconosciute a chicchessia, e sto per dire a noi medesime?

Mefistofele. S’ella è così, non vi ha che ridire; ma puossi bene trasfondere in altrui il proprio essere. A voi, che tre siete, basta un occhio solo e un sol dente. Bel mito sarebbe quello che mostrasse in due ristretta la triplice entità, e che l’altra avesse per poco a cedermi il proprio aspetto.

Una Forcide. Che ne pensate voi, o sorelle? Puossi egli far questo?

Le altre. Facciamone lo sperimento, ma senz’occhio nè dente.

Mefistofele. Oh bella! mancherebbe allora quant’evvi di meglio. Così facendo, come ottenere la rassomiglianza intera e perfetta?

Una Forcide. Presto fatto! chiudi un occhio, sporgi in fuori il tuo graffio, e osservato di profilo, rassomiglieremo tosto perfettamente, come fratello e sorelle.