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parte seconda. 331

alto il negro stormo delle gru; — esso minaccia il popolo ammutinato, e non si terrebbe dal minacciare lo stesso re in persona. Coll’aguzzo lor becco, e colle zampe armate di unghioni, piombano esse sui piccoli, e li pongono in brani; e già già la tempesta fa tale è per iscoppiare. Un misfatto privava di vita gli aironi sparpagliati dattorno al lago dormiglioso e tranquillo; tuttavia codesta pioggia di frecce letali trasse con sè la espiazione d’una sanguinosa vendetta, che accende ne’ confederati della razza loro la sete del sangue sacrilego de’ Pigmei. A che servono ora gli scudi, gli elmi e le lance? Di che pro fia pei nani lo splendore degli eroi? Ve’ come la danno a gambe Dattili ed Insi! Ecco oggimai l’esercito vacillante, in fuga, sgominato, sconfitto.

Anassagora, dopo una pausa, con tuon di voce solenne. Ebbi finora riverite le potenze di sotterra; ma questa fiata mi volgo alle regioni superiori.... O tu che hai trono lassù, fiorente d’immortale giovinezza, o Dea che hai con tre aspetti tre denominazioni diverse! io ti scongiuro in nome de’ meschini della mia razza. O Diana, o Luna, o Ecate, tu che allarghi il seno, e porti fin negli abissi i tuoi capi pensieri, tu, il cui lume si diffonde tranquillo e soave, tu potente, tu inesplicabile, splanca l’orrendo baratro delle tue ombre, e il prisco valore si addimostri, senza i prestigi della magia. (Pausa.)

Sare’io così tosto esaudito? Alla mia preghiera, spinta inverso gli alti luoghi, scompiglierebbesi dunque tolto l’ordine di natura?

S’erge, e più e più sempre grandeggia avanzandosi il soglio circolare della Dea, — formidabile a ri-