Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/332

324 fausto.

si palesa; i Russanti, gli è vero, brontolano un po’ sulla Miseria;1 ma corsero migliaia d’anni dacchè tutto questo succede. Chi è che sappia in codesti luoghi, dove sta o dove vada? Chi può indivinare se il terreno non gli si solleverà sotto a’ passi? Io scorro placidamente traverso ad una liscia pianura, ed alle spalle mi s’innalza di tratto una montagna; per verità, merta appena che tale la si dica, tant’alta però da togliermi la vista delle mie Sfingi. — Laggiù, nella valle, più d’un fuoco mirasi scoppiettare e splendere alla ventura....; e dinanzi a me saltella e discorre, adescandomi, e fuggendo con gesti leziosi e maliziati buona mano di civette. Adagino, e avanti! Avvezzo a fiutare la selvaggina più ghiotta dove che la si trovi, cerchiamo qui di non rimanere a denti asciutti.

Le Lamie, traendo a sè Mefistofele. Ratto! più ratto! — e via via più lungi! — Poi un tal po’ esitando — cianciando, ciaramellando.... — Gli è ben dolce cosa — lo strascinarci dietro il vecchio libertino! — Egli si tragge con piè di piombo — zoppicando, — all’aspro fio che l’attende; — trascina lo stinco nel seguitarci — mentre noi fuggiamo a galoppo.

Mefistofele fermandosi. Maladetto destino! O uomini ingannati! voi perpetuo trastullo e zimbello sin dal tempo di Adamo! Invecchia l’umana razza, ma ov’è chi faccia senno? Uomo, uomo, non fostù ammaliato ancor quanto basta? Ben sai che in sostanza

  1. Ilsenstein, Heinrichhoh, Elend sono i nomi di tre picchi del Blocksberg. V’ha qui nella lingua tedesca un giuoco di parole che nasce dalla decomposizione, e non può affatto rendersi in italiano.