Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/327


parte seconda. 319

vien meno altresì. Partiamoci leste colla nostra schiera luminosa, per al mare Egeo, dove ogni maniera di godimenti ne attende. (Traballa il suolo per terremoto.) Le onde ritraggonsi spumando fuori del loro letto; freme la terra, l’acqua ribolle, e i lidi circostanti qua e colà si fendono e fumano. Fuggiamo! Venite via tutte, venite! chè il prodigio non dà certo alcun pro a chicchessia.

All’erta! o nobili e gioviali ospiti, all’erta al sereno festeggiare della notte, laggiù dove le tremole ondate scintillano, e rigonfiatesi dolcemente vengono a baciare la riva; laggiù dove la Luna addoppia il suo lume, e di santa rugiada ne irrora; laggiù è il vivere libero ed animato; qui all’incontro orribile terremoto; qual è tra voi dotata di prudenza, non si alleni a partire! chè quivi intorno regna la paura e lo spavento.

Seismos1 brontolando e strepitando dal basso. Un’altra potente scossa, un altro vigoroso spintone, e avremo aggiunta quell’altura donde non sia più alcuno che ne rimuova.

Le Sfingi. Oh! l’increscevole sconquasso! Orribile e spaventosa tempesta! quale sussulto! quale commovimento! Di qua, di là, tutto s’agita e vacilla! E noi tuttavia, se non l’inferno tutto quanto venisse a scatenarsi, noi qui ci staremo immobili ed imperterrite.

Di tratto una volta vediamo sorgere prodigiosa

  1. Seismos, il terremoto personificato: Titano, il quale urtando cogli omeri fa uscire Pelio ed Ossa, non che molte isole, e fra queste la maggiore fra le Cicladi, Delo, culla galleggiante d’Apollo e di Diana.