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becco d’avoltoio e colle zampe d’oca hanno la sma nia di spacciarsi per nostre parenti, e di farsi scorgere in mezzo a noi.

Mefistofele compreso di tema. Ben altri sibili partono di colaggiù sotto al fogliame.

La Sfinge. Non t’impaurire per questo; son esse le teste del Serpente di Lerna, che, separate dal tronco, stimansi tuttavia di valere qualche cosa. Ma dite, in grazia, che progetti sono i vostri? A che quelle mosse irrequiete e minacciose? Ove mai fate conto di recarvi? Via di qua! Or ben veggio lo stormo che, lontano ancora, vi fa nel torcere il collo, strillare cotanto. Non siate troppo schifiltoso e restio, ma traetevi all’incontro a complimentare que’ begli e graziosi visini. Son esse le Lamie, libidinose, sorridenti, sfrontate, che tanto piacciono ai Satiri: un piè caprigno può darvi dentro senza ritegno.

Mefistofele. Ma voi frattanto, vi starete voi qui? Fate ch’io vi trovi quando sia di ritorno.

La Sfinge. Mi troverai, senza fallo! Or va, li frapponi allo sciame vagabondo. Noi, venute dall’Egitto siam use da gran pezza a vedere ciascuna della nostra razza starsene quivi ritto per secoli e secoli; e dove abbiasi ancora un po’ di riverenza alle nostre sedi, continueremo a regolare il corso delle ore notturne e diurne; sedute in faccia alle Piramidi, per soprantendere ai popoli, alle innondazioni, alle guerre, alle paci; immobili adesso come sempre.