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parte seconda. 305

La Sfinge. Ipocrita! tu vieni qua in tua malora; chè le nostre zampe sono sane e gagliarde, e la tua unghia fessa e dura non si confà punto punto con noi. (Le Sirene fanno udire da alto soavi armonie.)

Mefistofele. Che uccelli sono questi svolazzanti fra’ rami de’ pioppi, dalla parte del fiume?

La Sfinge. Tienti sulle guardie, miserabile! Le canzoni che odi, ebbero già presi al laccio i più valorosi.

Le Sirene. Oh! perchè obblivïose

       Posarsi in seno a tante
       Meraviglie schifose?
       Queste voci amorose
       Ascoltar non vi gravi,
       E questi sì soavi
       Vi dilettino almeno
   Teneri accordi di che l’aere è pieno.
 Ed ecco già sen viene
 Il coro delle armoniche Sirene.

Le Sfingi, deridendole coll’istessa melodia:

         A forza le cacciate
       Del giorno al vivo lume!
       E quali e’ sian mirate.
       In fra’ rami celate
       Hanno le adunche, orrende
       Ugne, e ciascuna intende
 Lo sguardo, e a farvi in brani s’apparecchia
 Se a’ lor canti d’amor porgete orecchia.

Le Sirene. Onta allo sdegno! — sprezzo al livore!

    D’apre serene — facciam tesoro;
    Tra bei diletti — quanti ne foro
    Di sotto al cielo — godiamci l’ore!