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parte seconda. 297

facessero mai i maligni poeti nella loro immaginazione calunniatrice.... prodiga senza fine così di plausi come di satire e di villanie. Già parmi che la valle da lontano biancheggi al muovere di mille tende che riflettono una tetra luce notturna foriera di raccapriccio e di spavento. Oh! quante volte fu vista rinnovarsi codesta lotta! che si riprodurrà poi sempre, per tutta l’eternità.... Nessuno vuol cedere l’impero ad altrui; chi a forza l’ebbe ghermito, e

    doppi lo stupore e l’entusiasmo per cotal mondo di cui ben comprende la calma e l’ideale, Mefistofele da canto suo gusterà assai poco la fantasmagoria. Straniero ad ogni intellettuale specolazione, preoccupato solo dalla forma palpabile, comincierà col non poter rendere a sè medesimo ragione di nulla, e la calma avrà per freddezza, il nudo per indecenza; e chiederà il perchè sieno scamiciate le Sfingi: tanto il povero diavolo sarà lontano dalle sue Streghe, e da quelle sue tregende dal piè caprigno! L’unghia forcuta di che fea sì gran vanto sul Brocken, dovrà qui teperla con somma arte nascosta a fine di capsare le beffe e i motteggi. L’antichità è una certa aristocrazia colla quale non è sì facile il bazzicare, e le Sfingi, nella immobile loro rigidezza e nella loro impassibile alterigia, non lasceranno di sconcertare, sulle prime, il Sacripante del Brocken. Le persone di spirito hanno l’istinto del momento; ed egli vi si auserà poco alla volta, fino a che il vecchio diavolo, se pure in tutto non riavrà la sfacciata sua imprudenza, darà almeno alcun indizio dell’umor suo ostico e beffardo. E noi vedremlo affettare il carattere di sputa sentenze, e darla ad ogni poco in proverbi; meno cinico nel favellare, più contegnoso nel tratto, e dominato fino a un certo segno dalla influenza di codesti luoghi maestosi: in una parola, ci si presenterà sotto un aspetto interamente nuovo. Il pensiero di strappare Mefistofele alla ignobile cerchia nella quale il vedemmo prima d’ora aggirarsi confuso colla vile plebaglia, per immergerlo fino a gola della classica mitologia, ci pare uno de’ più grandiosi che possano entrare in mente d’uomo. Il diavolo della leggenda che va errando, fuor di patria, in codesta notte riboccante di fantasime dell’antichità, che interroga quanto incontra, colla voce, colla mano, cogli occhi, Mefistofele che appoggia il capo sull’omero della Sfinge, qual viva immaginazione! quale stupendo quadro!