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parte seconda. 285

venuto, si ostina ancora a volersi dare per un barbassoro, intanto ch’e’ non è più buono da nulla. La vita dell’uomo sta nel sangue: or dov’è che il sangue discorra così ratto come nelle arterie dei giovani? Colà entro esso bolle impetuoso e forte; colà, dove una vita novella dall’istessa vita s’informa. Ivi tutto si muove, ivi sta la possente virtù dell’operare; la fiacchezza giù cade, e la vigoria s’avanza a gran passi. Nell’atto che noi conquistavamo mezzo il mondo, che avete voi fatto di bello, voi altri? Voi avete sonnecchiato, ponderato, sognato, pesato; progetti e calcoli, e poi sempre calcoli e progetti! La vecchiaia è, senza fallo, una febbre fredda e lenta nell’assideramento d’una fantastica necessità. Trascorsi i trent’anni, avrebbe l’uomo pel suo meglio a morire; e la sarebbe provvidenziale al tutto l’accopparvi quanti siete dal primo all’ultimo.

Mefistofele. Al diavolo non riman qui più altro da dire.

Il Baccelliere. Il diavolo punto non c’entra, se non in quanto io lo consenta.

Mefistofele. Bada veh! che il diavolo non ti dia il gambello, e più tosto che non l’immagini!

Il Baccelliere.

O gioventù bollente mia! Sublime
Vocazïon che a sè m’attira! Innanzi
Di noi, di me non era il mondo; il Sole
Dall’abisso io traea; de’ miei compassi
A mio talento in sulle punte il disco
Lunar si sta. Me scorge appena, e nova
Bellade a un punto il Gran Pianeta acquista;